sensazioni di lettura
Cena per sei
di Lu Min – Orientalia

Cina, seconda metà degli anni ’90. Un quartiere industriale di una città non meglio precisata. Cammini in quella che viene definita “la zona industriale”, un ghetto in cui le fabbriche sono arroccate una sopra l’altra, le strade sono polverose e il tuo olfatto è aggredito dai fumi e dagli odori che escono dalle ciminiere e dai baracchini che vendono cibo di strada, odori tutti diversi ma tutti ugualmente nauseabondi. Mentre ti fai largo tra la folla, ti fermi davanti ad una delle tante case modeste con i tetti in lamiera arrugginita in cui vivono gli operai. Con la mano cerchi di rimuovere una patina di polvere e grasso che si è depositata sul vetro. Avvicini il viso alla finestra e intravedi una cucina con un tavolo al centro e attorno al quale sono sedute sei persone: due adulti e quattro ragazzi. Una luce fioca illumina la tavola sulla quale sono disposte le pietanze. Tutto sembra immobile, tutto è avvolto nel silenzio. Gli sguardi sono fissi sul piatto e solo occasionalmente si alzano o si spostano lateralmente per incontrare quello del vicino.
Muschio bianco
di Anna Nerkagi – Utopia

Cina, seconda metà degli anni ’90. Un quartiere industriale di una città non meglio precisata. Cammini in quella che viene definita “la zona industriale”, un ghetto in cui le fabbriche sono arroccate una sopra l’altra, le strade sono polverose e il tuo olfatto è aggredito dai fumi e dagli odori che escono dalle ciminiere e dai baracchini che vendono cibo di strada, odori tutti diversi ma tutti ugualmente nauseabondi. Mentre ti fai largo tra la folla, ti fermi davanti ad una delle tante case modeste con i tetti in lamiera arrugginita in cui vivono gli operai. Con la mano cerchi di rimuovere una patina di polvere e grasso che si è depositata sul vetro. Avvicini il viso alla finestra e intravedi una cucina con un tavolo al centro e attorno al quale sono sedute sei persone: due adulti e quattro ragazzi. Una luce fioca illumina la tavola sulla quale sono disposte le pietanze. Tutto sembra immobile, tutto è avvolto nel silenzio. Gli sguardi sono fissi sul piatto e solo occasionalmente si alzano o si spostano lateralmente per incontrare quello del vicino.
Atti umani
di Han Kang – Adelphi

Cina, seconda metà degli anni ’90. Un quartiere industriale di una città non meglio precisata. Cammini in quella che viene definita “la zona industriale”, un ghetto in cui le fabbriche sono arroccate una sopra l’altra, le strade sono polverose e il tuo olfatto è aggredito dai fumi e dagli odori che escono dalle ciminiere e dai baracchini che vendono cibo di strada, odori tutti diversi ma tutti ugualmente nauseabondi. Mentre ti fai largo tra la folla, ti fermi davanti ad una delle tante case modeste con i tetti in lamiera arrugginita in cui vivono gli operai. Con la mano cerchi di rimuovere una patina di polvere e grasso che si è depositata sul vetro. Avvicini il viso alla finestra e intravedi una cucina con un tavolo al centro e attorno al quale sono sedute sei persone: due adulti e quattro ragazzi. Una luce fioca illumina la tavola sulla quale sono disposte le pietanze. Tutto sembra immobile, tutto è avvolto nel silenzio. Gli sguardi sono fissi sul piatto e solo occasionalmente si alzano o si spostano lateralmente per incontrare quello del vicino.
classifica 2023
1° – I suoi occhi di Borzog ‘Alavi – Ponte33
2° – Confessione di mazzanotte – George Duamel – Ago edizioni
3° L’invincivile estate dI Liliana di Cristina R. Garza – SUR