
Pagine: 146
Prezzo: euro 16,00
Il treno
di Georges Simenon – Adelphi
Maggio 1940. Le truppe della Wehrmacht dilagano in Belgio e minacciano i confini della Francia. Dalle Ardenne, dove è stato promulgato un ordine di evacuazione generale, sciami di profughi lasciano le loro case prendendo d’assalto i pochi treni disponibili. Nel carro bestiame di un convoglio che procede lentissimo verso il sud – e che viene continuamente fermato in piena campagna, parcheggiato per ore su linee secondarie, bombardato dagli Stuka tedeschi –, un uomo privo di ogni qualità, miope e di salute cagionevole, un uomo con una piccola vita mediocre e mediocremente serena, incontra una donna di cui non saprà altro, per tutto il tempo che passeranno insieme, se non che è una cèca di origine ebrea, e che è stata in prigione a Namur. Fra loro, all’inizio del lungo viaggio che li porterà fino alla Rochelle, non ci sono che sguardi. Ma un po’ alla volta, senza che nulla sia stato detto, le due solitarie creature diventano inseparabili; finché, durante la prima notte che passano l’uno accanto all’altro sulla paglia ammucchiata per terra, confusi fra altri corpi sconosciuti, accadrà qualcosa di inimmaginabile. Sarà l’inizio di una passione amorosa di cui Simenon ci racconta (caso rarissimo) anche i momenti di più bruciante erotismo; una passione che isolerà un uomo e una donna che fino a poche ore prima ignoravano l’esistenza stessa l’uno dell’altro da tutto ciò che accade intorno a loro (l’occupazione tedesca, i convogli di sfollati, il tendone da circo che li ospita insieme ad altre decine di profughi), chiudendoli in un bozzolo fatto di desiderio e di gioco – e di una scandalosa, disperata, effimera felicità
Georges Simenon
Romanziere francese di origine belga. La sua vastissima produzione (circa 500 romanzi) occupa un posto di primo piano nella narrativa europea.
Grande importanza ha poi all’interno del genere poliziesco, grazie soprattutto al celebre personaggio del commissario Maigret.
La tiratura complessiva delle sue opere, tradotte in oltre cinquanta lingue e pubblicate in più di quaranta paesi, supera i settecento milioni di copie. Secondo l’Index Translationum, un database curato dall’UNESCO, Georges Simenon è il quindicesimo autore più tradotto di sempre.
Grande lettore fin da ragazzo in particolare di Dumas, Dickens, Balzac, Stendhal, Conrad e Stevenson, e dei classici. Nel 1919 entra come cronista alla «Gazette de Liège», dove rimane per oltre tre anni firmando con lo pseudonimo di Georges Sim.
Contemporaneamente collabora con altre riviste e all’età di diciotto anni pubblica il suo primo romanzo.
Dopo la morte del padre, nel 1922, si trasferisce a Parigi dove inizia a scrivere utilizzando vari pseudonimi; già nel 1923 collabora con una serie di riviste pubblicando racconti settimanali: la sua produzione è notevole e nell’arco di 3 anni scrive oltre 750 racconti. Intraprende poi la strada del romanzo popolare e tra il 1925 e il 1930 pubblica oltre 170 romanzi sotto vari pseudonimi e con vari editori: anni di apprendistato prima di dedicarsi a una letteratura di maggior impegno.
Nel 1929, in una serie di novelle scritte per la rivista «Détective», appare per la prima volta il personaggio del Commissario Maigret.
Nel 1931, si avvicina al mondo del cinema: Jean Renoir e Jean Tarride producono i primi due film tratti da sue opere.
Con la prima moglie Régine Renchon, intraprende lunghi viaggi per tutti gli anni trenta. Nel 1939 nasce il primo figlio, Marc.
Nel 1940 si trasferisce a Fontenay-le-Comte in Vandea: durante la guerra si occupa dell’assistenza dei rifugiati belgi e intrattiene una lunga corrispondenza con André Gide. A causa di un’errata diagnosi medica, Simenon si convince di essere gravemente malato e scrive, come testamento, le sue memorie, dedicate al figlio Marc e raccolte nel romanzo autobiografico Pedigree.
Accuse di collaborazionismo, poi rivelatesi infondate, lo inducono a trasferirsi negli Stati Uniti, dove conosce Denyse Ouimet che diventerà sua seconda moglie e madre di suoi tre figli. Torna in Europa negli anni Cinquanta, prima in Costa azzurra e poi in Svizzera, a Epalinges nei dintorni di Losanna.
Nel 1960 presiede la giuria della tredicesima edizione del festival di Cannes: viene assegnata la Palma d’oro a La dolce vita di Federico Fellini con cui avrà una lunga e duratura amicizia. Dopo pochi anni Simenon si separa da Denyse Ouimet.
Nel 1972 lo scrittore annuncia che non avrebbe mai più scritto, e infatti inizia l’epoca dei dettati: Simenon registra su nastri magnetici le parole che aveva deciso di non scrivere più. Nel 1978 la figlia Marie-Jo muore suicida. Nel 1980 Simenon rompe la promessa fatta otto anni prima e scrive di suo pugno il romanzo autobiografico Memorie intime, dedicato alla figlia.
Georges Simenon muore a Losanna per un tumore al cervello nel 1989
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