Eventi

Circolo di lettura

L’occasione
di Juan José Saer

Bianco, un occultista dalle origini misteriose, abbandona precipitosamente Parigi dopo aver subito una vergognosa umiliazione pubblica. Perseguitato da quella che lui chiama “la cospirazione dei positivisti”, lascia l’Europa e fa rotta verso l’Argentina, rifugiandosi in una remota località della pampa. In quel lontano paese, conosce un rispettato e facoltoso medico, il dottor Garay López, e incontra una giovane donna, Gina, che sposerà poco dopo. Ma un giorno, di ritorno a casa dal rancho che ha scelto come luogo di ritiro, sorprende Gina e López in salotto che discutono e nota, o gli sembra di cogliere nello sguardo di sua moglie un’espressione di piacere, e nel sorriso del suo amico un qualcosa di malevolo. Bianco sprofonda così in un delirio di dubbi e gelosia, amplificato da una natura violenta e sconfinata che non pone limiti alla sua follia. Le passioni febbrili di questi tre personaggi ci trascinano in una storia dall’andamento circolare e in un triangolo amoroso della cui esistenza non siamo mai certi.

 

Juan José Saer

Juan José Saer è stato uno scrittore argentino di origini siriolibanesi. Sceneggiatore e autore di romanzi e liriche, ha fatto riferimento ai miti, alle tradizioni e alla storia argentine (secondo i modelli del realismo e del regionalismo) senza disdegnare lo sperimentalismo. Ha mostrato un certo gusto, di tipo onettiano, per la ripresa di personaggi in romanzi diversi. , i suoi riferimenti principali erano i classici: Flaubert, Faulkner, Proust, Beckett. È stato un autore unico, che ha saputo esplorare abilmente i generi più diversi, dal romanzo storico al noir, per cercare di indagare quella che lui stesso ha definito “la fitta foresta del reale”. Fra le opere si ricordano, oltre ai racconti, i romanzi filosofico-storici (L’arcano, El entenado, 1983, favola filosofica sulla scoperta delle Americhe, ripubblicato in Italia da La Nuova frontiera nel 2023 con il titolo Il testimone; L’occasione, La ocasión, 1986; Le nuvole, Las nubes, 1997), i romanzi che evocano il clima di violenza politica sotto la dittatura (Nessuno, nulla, mai, Nadie nada nunca, 1980; Glossa, Glosa, 1985), la raccolta poetica L’arte di narrare (El arte de narrar, 1977, che mescola programmaticamente lirismo e intenzione narrativa) e saggi critici di successo, tra i quali Il fiume senza rive (El río sin orillas, 1991, nt).

Storie di ordinaria insostenibilità

Presentazione del libro

Storie di ordinaria insostenibilità
di Rosalba Fontana

Cinque racconti, cinque contesti storici diversi e cinque coppie i cui percorsi si intrecciano in una frenetica Milano, che muta inesorabilmente insieme ai rapporti umani e personali. Il cinico Matteo, troppo pieno di sé, e Sara, che crede ancora nell’amore, l’energica Loretta e il timido Simone, Patrizia che cerca di aiutare lo schivo Tommaso, il poco avventuroso Pirata che incontra ZigZag, dall’animo poetico, e l’anonima torinese che spera che un amore finito possa tornare all’antico fulgore: sono lo specchio di una società che si trasforma velocemente, spesso sacrificando il lato umano, e sono tutti accomunati da un’ordinaria insostenibilità esistenziale che attraversa lo spazio e il tempo.

Rosalba Fontana

Laureata in Filosofia, vive a Sesto San Giovanni. Ha lavorato a progetti per l’innovazione della scuola con numerose pubblicazioni. Dal 1973 si dedica alla poesia. Ha pubblicato due componimenti nella raccolta “Fragmenta” (Thule, 1975), le sillogi poetiche “Per gli amici” (Il Filo, 2008) e “Poesia non rima con Pandemia” (2020), quattro poesie nella raccolta “Voci versate” (Casa editrice Pagine, 2021) e su Youtube la video poesia “Onde d’amore”(poeti e poesie.com)

 

,

Vento dell’Est – Circolo di lettura

Un eroe dei nostri tempi
di Michail Lermontov – Marcos y Marcos

Pečorin è uno scienziato nella scienza della vita; è abilissimo a farsi amare, ma il suo cuore resta vuoto.
Non prova un briciolo d’amore, per la principessa che ha sedotto per capriccio, anzi peggio, per umiliare un amico; e anche la splendida selvaggia che gli ha fatto assaporare qualche brivido lo lascia presto insoddisfatto.
Persino Vera, l’unica che forse ha amato veramente, non è altro che un’ombra, per lui, il conforto di una scintilla.
La sua sete è insaziabile, vuole tutto e non gli basta mai; le sofferenze e le felicità degli altri contano solo in rapporto a lui.
Prima lo vediamo da lontano, nel racconto di un viaggiatore incontrato per caso; si avvicina quando appare al narratore durante una tappa del viaggio. Pečorin ha un aspetto insieme fragile e forte, quella bellezza strana che piace alle donne. La sua biancheria è di una pulizia accecante, ma i suoi occhi non ridono quando ride lui.
Arriviamo poi a sentire la sua voce, la sua inquietudine, nelle pagine dei suoi diari.
Eppure resta sempre inafferrabile: una domanda senza risposta, una malattia senza cura, una provocazione bruciante.

 

Michail Lermontov

Nato a Mosca nel 1814, Michail Jurevič Lermontov trascorse buona parte dell’infanzia nel Caucaso con la nonna materna, per poi studiare all’università di Mosca e trasferirsi alla scuola militare di Pietroburgo, dove frequentò il gran mondo, all’inizio con trasporto e infine con disprezzo. Nel Caucaso tornò due volte, al confino, prima per aver scritto una bellissima poesia sovversiva sulla morte di Puškin, La morte del poeta, poi per aver sfidato a duello il figlio dell’ambasciatore di Francia. Oltre a Puškin e ai paesaggi caucasici amava particolarmente Byron, al quale si ispira nella sua prima produzione poetica; la sua formidabile impronta personale si rivela già nei poemi Il demone e Il novizio, poi soprattutto nel capolavoro che ci ha lasciato, Un eroe dei nostri tempi, romanzo straordinario per struttura, stile e contenuto, e che, come scrive Nabokov, appartiene al suo tempo come al nostro. Lermontov è morto a ventisette anni nel Caucaso, in un duello molto simile a quello che descrive verso la fine di questo romanzo.

 

,

Vento dell’Est – Circolo di lettura

Piccole morti
di Ivana Sajko – Voland

Un uomo viaggia in treno da una località sulla costa meridionale dell’Europa a Berlino. È uno scrittore fallito, un giornalista saltuario che dopo la fine di una relazione decide di partire e tornare nella città che ha segnato l’immaginario della sua infanzia. I suoi pensieri incedono al ritmo delle ruote sui binari mentre gli appunti che riempiono il taccuino intrecciano ricordi personali e riflessioni sull’odierna situazione europea, sulle disuguaglianze sociali, sulla violenza e le pratiche disumanizzanti a cui devono sottostare i migranti… Un testo magnetico e dallo stile superbo, un romanzo fortemente ancorato all’attualità che smaschera l’idea illusoria che esista un posto migliore verso cui fuggire.

 

Ivana Sajko

Nata a Zagabria nel 1975 e attualmente residente a Berlino, IVANA SAJKO è scrittrice, drammaturga e performer. I suoi testi, tradotti in diverse lingue, hanno ricevuto numerosi riconoscimenti e le sue opere teatrali sono state rappresentate sui palcoscenici di tutto il mondo. Tra i suoi libri in italiano figurano la raccolta di testi teatrali nota come “Trilogia della disobbedienza” e il romanzo Rio Bar (Excelsior 1881, 2008)

 

,

Vento dell’Est – Circolo di lettura

Tentazione
di János Székely – Adelphi

Per una volta non ci sono dubbi: Béla, l’indimenticabile protagonista di questo romanzo, ha molti dei tratti che fecero di János Székely quello straordinario personaggio che fu. Uno che, nato povero in Ungheria all’alba del Novecento, riuscì (al pari di celebri conterranei come il produttore Alexander Korda, il regista George Cukor, gli attori Bela Lugosi e Zsa Zsa Gabor) ad arrivare a Hollywood, dove diventò un brillante soggettista e sceneggiatore, e vinse perfino un Oscar nel 1941. Tentazione, pubblicato in inglese nel 1946 sotto pseudonimo, è stato definito dai critici americani «a mix of Charles Dickens and Vicki Baum»: come dire, un po’ Oliver Twist, un po’ Grand Hotel. In realtà, tutto quello che potrebbe esserci di patetico nell’infanzia del piccolo Béla, abbandonato dalla madre nelle grinfie di un’orribile virago, è costantemente contraddetto dal tono del narratore, la cui ironia non viene meno neanche nei momenti più difficili. E quando infine, a quattordici anni, Béla raggiungerà la madre, anche sopravvivere nella Budapest degli anni Venti, e poi degli anni Trenta, si rivelerà un’impresa quasi disperata. Tanto più che dovrà continuamente barcamenarsi fra due mondi agli antipodi l’uno dall’altro: l’insanabile miseria del quartiere in cui abita e il lusso sfrenato, sfavillante di luci, del grande albergo in cui riesce a trovar lavoro. Nell’uno e nell’altro Béla incrocerà, in una vertiginosa girandola di storie, uomini e donne che della vita gli riveleranno gli aspetti più sconcertanti e scabrosi, e conoscerà la tenerezza e la passione, l’amicizia e la generosità – l’abiezione e il tradimento, la caduta e il riscatto. Ma poiché il maestro del villaggio gli ha raccontato un giorno che «Dio ha nascosto in giro per il mondo la felicità degli uomini come si usa fare a Pasqua con le uova colorate», lui, quella parte di felicità che gli spetta, non smetterà mai di cercarla con tutta la sua energia, il suo ottimismo, la sua inesauribile inventiva.

 

János Székely

János Székely è stato uno sceneggiatore e scrittore ungherese di origine ebraica. All’età di 18 anni fugge dall’Ungheria in Germania. A Berlino si dedica alla scrittura di sceneggiature per film che vedono protanogiste star del cinema muto come Brigitte Helm, Willy Fritsch, Marlene Dietrich ed Emil Jannings. Ernst Lubitsch nel 1934 lo porta a lavorare a Hollywood. Nel 1938 emigra negli Stati Uniti, proseguendo nel suo lavoro di sceneggiatore. Nel 1941 riceve l’Oscar per la migliore storia per il film Arise, My Love, per la regia di Mitchell Leisen con Claudette Colbert e Ray Milland. Nell’era McCarthy, lascia gli Stati Uniti per il  Messico e nel 1957 torna in Germania, a Berlino Est per lavorare con lo studio cinematografico DEFA.
Nel 2009 in Italia Adelphi pubblica il ruo romanzo ampiamente autobiografico Tentazione.

 

,

Vento dell’Est – Circolo di lettura

Api Grigie
di Andrei Kurkov – Keller

Sergej e Paška sono ormai gli unici abitanti di un villaggio, in quella che è definita “zona grigia”, stretto nella morsa della guerra tra soldati ucraini e separatisti filorussi che nel Donbass si sparano contro ogni giorno. Amici-nemici sin dall’infanzia ora sono costretti a collaborare per far fronte agli eventi e alla monotonia degli inverni. L’apicoltore Sergej vive le sue giornate seguendo il motto “non sentire niente, non vedere niente” e dedicandosi al benessere delle sue api perché quelle, al contrario dell’uomo, non causano caos e distruzione ma sono l’essenza di ordine, saggezza e di una meravigliosa produttività. Un giorno, quando giunge la primavera, decide di allontanarsi dalla zona di guerra e di portare con sé le arnie in modo che le sue api possano sciamare e raccogliere il nettare in totale tranquillità, e godere degli splendidi paesaggi dell’Ucraina occidentale e della Crimea. Un viaggio che cambierà lui e i suoi amati insetti… «Api grigie» è un grande successo internazionale che pone Kurkov al fianco di grandi scrittori che hanno messo a nudo con ironia le insensatezze della guerra, ma è allo stesso tempo un romanzo poetico e attuale dove la natura e il rapporto dell’uomo con gli altri esseri viventi sono al centro della narrazione.

 

Andrei Kurkov

Andrei Kurkov nasce il 23 aprile 1961 in una località dell’area di Leningrado. Nel 1983 si laurea all’Accademia pedagogica di lingue straniere di Kiev, dove vive tuttora. È autore ucraino che scrive in russo. Kurkov si dedica alla scrittura fin da piccolissimo e ha un hobby particolare, collezionare cactus: a 12 anni possiede la settima collezione di cactus dell’Ucraina. Per un periodo lavora come giornalista, presta il servizio militare a Odessa e poi si occupa di cinema, sceneggiature e libri. È autore di numerosi romanzi e volumi per bambini tradotti in decine di lingue. Per Keller editore ha pubblicato un importante reportage sull’Ucraina, Diari ucraini, e i romanzi Picnic sul ghiaccioIl vero controllore del popoloL’indomito pappagalloLa pallottola in cerca dell’eroeJimi Hendrix a Leopoli (selezionato per l’International Booker Prize 2023). Sempre per Keller è recentemente apparso il reportage Diario di un’invasione, vincitore del Geschwister Scholl Preis. Api grigie si è aggiudicato nel 2022 il National Book Critics Circle Award – come miglior traduzione – negli Stati Uniti e il Prix Medicis étranger in Francia, ed é stato anche selezionato per il Prix du Meilleur Livre étranger e per il Prix Femina étranger confermandosi come uno dei romanzi di Kurkov più importanti e di successo sia in termini di critica che di lettori.

 

,

Vento dell’Est – Circolo di lettura

Eravamo come fratelli
di Daniel Schulz – Bottega Errante

1989, il Muro di Berlino sta per cadere e nella DDR al tramonto quattro bambini discutono un piano per rubare una pistola e scatenare una guerra contro la Germania Ovest. La guerra non scoppia, ma nel giro di poco la Germania Est cessa di esistere lasciando smarriti i suoi abitanti. Un romanzo di formazione al contrario, che si legge trattenendo il fiato mentre la narrazione si fa sempre più inquietante e dura e il protagonista, da giovane ingenuo e timido, si vede circondato da amici che collezionano cimeli del Terzo Reich, scatenano risse e si rasano i capelli a zero coltivando idee antisemite.
Come è stato possibile che i pionieri del socialismo crescessero e si trasformassero in neonazisti e picchiatori?
Un romanzo poetico, crudo e politico, descrizione magistrale dei giovani nati in DDR e cresciuti durante gli anni Novanta con il mito dell’Occidente e le svastiche tatuate sul petto.

 

Daniel Schulz

Nasce nel 1979 a Potsdam e cresce nella regione del Brandeburgo, allora DDR. Attualmente dirige la sezione di reportage e giornalismo investigativo del quotidiano tedesco “Die Tageszeitung”, occupandosi principalmente di Europa orientale, estremismo di destra e tematiche legate alla Germania orientale. Per la sua attività di giornalista è stato insignito di numerosi riconoscimenti, tra cui il Deutscher Reporterpreis e il Theodor-Wolff-Preis. Eravamo come fratelli è il suo romanzo d’esordio.

Ciclo scritture della memoria in America Latina

Presentazione del libro

Hijos argentini
di
Federico Cantoni – Pàtron editore

Dialogherà con l’autore:
Emilia Perassi (professoressa ordinaria di lingue e letterature ispanoamericane)

Sono passati quarant’anni dalla fine dell’ultima dittatura civico-militare argentina (1976-1983), tristemente nota per il ricorso sistematico alle pratiche della desaparición, della tortura e dell’esilio, attraverso le quali un’intera generazione è stata sterminata. La riflessione sulle modalità di conservazione e trasmissione della memoria di questo periodo traumatico ha generato nel corso dei decenni un dibattito sociale e culturale in cui hanno dialogato diversi attori. Questo libro tenta di registrare una di queste voci, tra le ultime ad affacciarsi sulla scena argentina: quella degli hijos, i figli delle vittime della repressione dittatoriale. Quali sono i vincoli che legano questi soggetti ai loro genitori? Quanto influisce l’esperienza diretta o indiretta della violenza di Stato nei processi di costruzione identitaria di figli che ‘ereditano’ un trauma? È possibile recuperare legami recisi all’improvviso? Sono queste le domande che il libro pone al corpus di racconti letterari e audiovisivi realizzati dagli hijos, in cui memoria, affetto, rivendicazione politica e ironia si intrecciano per mettere in scena il riscatto delle identità che il regime ha cercato di cancellare e per recuperarne il lascito, consentendo anche una riflessione sulle contraddizioni dello scenario argentino post-dittatoriale.

 

Ciclo scritture della memoria in America Latina

Presentazione del libro

Il furgone dei pazzi
di
Carlos Liscano – Edizionidellassenza

Parleranno del libro:
Emilia Perassi (professoressa ordinaria di lingue e letterature ispanoamericane) e Luisa Stella (scrittrice)

Primi anni settanta. L’Uruguay è duramente scosso da agitazioni sociali e crescenti tensioni tra il governo e il Movimento di Liberazione Nazionale (Tupamaros). Carlos Liscano, all’epoca ventitreenne attivista del Movimento, viene arrestato nel maggio del 1972. Delle carceri dove Liscano ci getta senza paracadute, sentiamo gli odori nauseanti, udiuamo le grida strozzate, vediamo le sessioni di tortura. Il racconto è essenziale. Lo stile è asciutto, scarno e non tradisce le emozioni. Mai. Neanche quando Liscano saprà della morte della madre e del suicidio del padre. No c’è spazio per la manifestazione del dolore:
“Me lo hanno appena detto e decido che qui non è successo nulla. Mi chiudo come una pietra. Rimarrò cosi per anni”.
Le sofferenze, i ricordi, la paura, il senso del domani e perfino la solitudine e l’insonnia dei torturatori sono immagini che corrono veloci, ci avvolgono, ci tolgono il respiro.
Ma cosa permette al torturato di sostenersi?

 

Circolo di lettura

Randagio è l’eroe
di Giovanni Arpino – Minimum fax

Giuan è un gigante, un vecchio orco, un girardengo di cento chili, con un «fiocco caldo, invincibile nel segreto del cuore». Nelle ore del giorno riproduce il cenacolo di Leonardo; al riparo della notte, insieme alla sua Olona, vaga in bici per le strade di Milano a capovolgere l’odio scritto sui muri in appelli pieni d’amore e d’ironia. Sogna di dare il largo alle bestie dello zoo e di vederle correre in piazza del Duomo o invadere i tram. Di liberare i vecchi dagli ospizi. Sente che c’è urgenza di un miracolo, per «il ventre sciagurato del mondo». Di un’ultima decenza, prima dell’ultima cena. Gli uomini hanno bisogno di eroismo, di bene, di non credersi soltanto delle scarpe spaiate, ma nessuno ci riesce più. Per questo è necessario lasciare un segno, e restaurare per prime le parole, e tra tutte quelle della fratellanza. 

Ed è con delle parole nuove, con una lingua di sorprendente temerarietà, reale e surreale, funambolica e profetica, lirica e straziata, che Giovanni Arpino inaugurò all’inizio degli anni Settanta la sua trilogia fantastica con questa parabola evangelica contemporanea, un romanzo attraversato da una tristezza remota e quasi disperata per le sorti del mondo. Un’opera che, anche dal punto di vista letterario, si schiera dalla parte dei randagi e degli sbandati, ne racconta le avventure improbabili e picaresche, si fa cronista della frattura in atto tra candore e disorientamento. Una lezione, come sempre, di stile e di coraggio, e di generosissima fiducia nella letteratura. 

Giovanni Arpino

è nato a Pola da una famiglia piemontese, ed è morto sessant’anni dopo a Torino. Nella sua carriera ha scritto più di trenta libri e ha lavorato a lungo come giornalista sportivo. Dotato di un timbro inconfondibile, è tra i pochissimi ad avere vinto sia il Premio Strega che il Campiello. Minimum fax ha già pubblicato i romanzi Sei stato felice, Giovanni (2018), Domingo il favoloso (2019) e Randagio è l’eroe (2022), e la raccolta inedita delle sue Lettere scontrose (2020)