Eventi

Passaggio in Asia – Circolo di lettura asiatico

Il libro dell’acqua e di altri specchi
di Nadeem Aslam – Add editore

Nella città fittizia di Zamana, in Pakistan, vivono Nargis e Massud, una coppia di architetti uniti da un’affinità elettiva con cui hanno modulato sapientemente ogni fase della loro relazione. Quando Massud muore in uno scontro a fuoco, la vita di Nargis comincia a sgretolarsi, mentre qualcuno si serve degli altoparlanti dei minareti per smascherare segreti e dissolutezze personali, diffondendo il terrore in un Paese dove l’accusa di blasfemia può costare la vita. Presto i misteriosi annunci diventano persecuzioni e Nargis sarà costretta a fuggire, anche per proteggersi da una verità che non ha avuto il coraggio di confessare nemmeno a suo marito.

In un mondo dilaniato da conflitti identitari e religiosi – eppure percorso da trame amorose che scorrono come fiumi in piena e con la loro poesia fanno da contraltare all’orrore – Aslam si concentra sui fili che possono unire e riparare.

Nadeem Aslam

Nadeem Aslam (1966) è nato in Pakistan e oggi vive in Inghilterra. È autore di tre romanzi pubblicati in Italia da Feltrinelli, Mappe per amanti smarriti (2006), La veglia inutile (2008) e Note a margine di una sconfitta (2014). È stato candidato al Man Booker Prize, all’International IMPAC Dublin Literary Award e al DSC Prize for South Asian Literature. Ha vinto numerosi premi, tra cui l’Encore Award e il Windham-Campbell Prize.

Passaggio in Asia – Circolo di lettura asiatico

Il battello bianco
di Cinghiz Aitmatov – Marcos y Marcos

Nelle foreste della Kirghisia, tra magnifiche montagne, c’è un posto di guardia, un pugno di case affacciate sul torrente. Ci abitano tre famiglie e un unico bambino, con la testa rotonda sul collo magro e le orecchie a sventola. Un bambino rimasto senza genitori, affidato alle cure di nonno Momun. Il bambino aspetta con ansia il passaggio dei pastori, per giocare con i loro figli intorno ai falò; si tuffa nel torrente sognando di trasformarsi in pesce e nuotare fino al lago, incontro al battello bianco che contempla ogni sera, con il binocolo, dalla cima del Monte Sentinella. Ammira i lavoratori del sovchoz e impara a schivare Orozkul, la guardia forestale, che quando beve diventa violento. Si addormenta ascoltando dalla voce del nonno le leggende della Valle di San Tas: echi di antiche battaglie lungo il fiume Enesaj, una grande cerva bianca che raccoglie due bambini smarriti e li porta lontano, a fondare una nuova stirpe. Un pomeriggio d’autunno le cornacchie gracchiano forte. Orozkul e nonno Momun marciano nella foresta, ciascuno immerso nei propri pensieri. Orozkul ha propositi loschi, il vecchio è costretto a seguirlo. Al rombo del torrente, cresce la tensione tra i due, gli scatti dispotici di Orozkul esasperano il nonno. Il nipote lo aspetta da ore davanti alla scuola. In un crescendo orchestrato alla perfezione, paure nascoste, speranze selvagge brillano per un attimo in tutta la loro forza, e ripiombano nelle crepe della realtà

Cinghiz Ajtmatov

Ministro di Gorbacëv durante la Perestrojka, ambasciatore della Kirghisia in Lussemburgo e in Belgio, Ajtmatov, classe 1928, è una delle figure di massimo spicco mai espresse dal popolo kirghiso. In lui combattono anime diverse, perfettamente complementari l’una all’altra. Come diplomatico ha sostenuto in sedi prestigiose – ONU, CEE e UNESCO – cause e battaglie delle minoranze etniche. Come politico è stato fra i pionieri, negli anni Cinquanta, dell’ambientalismo e del pacifismo. Ne danno testimonianza numerosi colloqui, pubblicati su riviste o in pamphlet, con i guru delle culture alternative americane, europee e giapponesi. Nei suoi romanzi, pieni di nostalgia, lirismo e passionalità, il destino degli uomini si misura con i contrasti fra tradizione e progresso, pregiudizio e libertà, bellezza e degrado. E sono fra i più letti nel mondo. Marcos y Marcos ha già pubblicato Melodia della terra e Il battello bianco. Il primo maestro è stato tradotto e apprezzato in tutto il mondo; Andrej Koncˇalovskij ne ha tratto un film epico, interamente girato in Kirghizistan

Passaggio in Asia – Circolo di lettura asiatico

Eredi della sconfitta
di Kiran Desai – Adelphi

Tutto comincia con un vecchio giudice che vive in una dimora cadente di Kalimpong, alle falde dell’Himalaya orientale, col suo misero cuoco senza neppure un nome, e una cagna, Mutt, che del giudice sembra l’unico amore. Ma questo terzetto in apparenza dimesso diventa, con l’arrivo della nipote del giudice, Sai, l’epicentro di un terremoto narrativo le cui onde si propagano in ogni direzione e raggiungono ogni latitudine: dalla New York degli anni Ottanta, dove il figlio del cuoco lavora in una sfilza di ristoranti nascondendo al padre le miserie della sua avventura americana, alla Cambridge dei primi anni Quaranta, dove il giudice ha frequentato l’università, all’Unione Sovietica, in cui si è interrotto il sogno astronautico del padre di Sai. E nella stessa Kalimpong, mentre si concretano i presagi della rivolta nepalese, Sai intreccia col suo precettore, e futuro nemico, la più inevitabile delle passioni. Già da questi pochi fili si intuisce la ricchezza del sontuoso sari narrativo cui Kiran Desai ha dato la forma di un romanzo appassionante, terribilmente triste e brutalmente comico. E per una volta non serve soffermarsi sul fascino di una voce, e di un mondo intriso di dolore, perché la magia di queste storie tremendamente vere sta anzitutto nel loro elemento più ovvio, ma anche più raro: la prosa amara e calda in cui sono scritte

Kiran Desai

Kiran Desai, nata in India, è cresciuta e ha studiato in questo paese ma anche in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Ora vive tra queste tre nazioni e afferma di non sentirsi “né alienata né sradicata”.
È la figlia di Anita Desai (insieme a lei nella fotografia a lato), e ha seguito le orme della madre, diventando anch’essa scrittrice.
Il suo primo romanzo – Hullabaloo in the Guava Orchard, edito da Faber and Faber a Londra nel 1998, per nulla autobiografico – le è costato quattro anni di lavoro. Un estratto è stato presentato dal New Yorker in un’edizione speciale dedicata alla narrativa indiana, e in Mirrorwork, la controversa antologia curata da Salman Rushdie dedicata a 50 anni di letteratura indiana (1947-1997).
Il suo secondo libro, The Inheritance of Loss, (del 2006, pubblicato in Italia da Adelphi nel 2007 con il titolo Eredi della sconfitta) ha ricevuto critiche positive non solo in Asia, ma anche in Europa e negli USA e ha vinto il Man Booker Prize e il National Book Critics Circle Fiction Award nel 2006.
Recentemente è stata al centro delle cronache rosa letterarie: lo scrittore Premio Nobel Orhan Pamuk ha dichiarato tutto il suo amore per Kiran, la sua nuova compagna di vita. Pare che si siano conosciuti quando lei andò a Istambul a visitare il Museo dell’Innocenza in fase di costruzione

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Ritornerai a Isfahan
di Mustafa Enfasi – Ponte 33

Shamim Shamse, affermato professore di letteratura persiana dell’Università di Tehran, si sta affacciando alla soglia dei quarant’anni quando il passato riemerge con prepotenza nella sua vita. Una studentessa polacca, Eliza, si presenta nel suo studio senza preavviso dicendo di essere la figlia di Adri, la ragazza che Shamim aveva amato da giovane e che gli aveva spezzato il cuore con una partenza tanto inspiegabile quanto definitiva. Adesso, ventitré anni dopo, Eliza è arrivata da Varsavia carica di notizie e determinata a far luce sul vissuto di sua madre e della nonna, Barbara, che durante la Seconda guerra mondiale aveva trovato rifugio nella città di Isfahan dopo essere approdata in Iran insieme ad altre migliaia di profughi polacchi reduci dai gulag sovietici.
Nonostante la moglie e la figlia insistano per lasciare il paese, sempre più in balia del tumultuoso clima elettorale del 2009, Shamim decide di rimanere. Incoraggiato dall’inseparabile amico d’infanzia, Taher, accetta di aiutare Eliza nelle sue ricerche, anche nella speranza di dare finalmente un senso all’abisso di domande che Adri aveva lasciato dietro di sé.
Ritornerai a Isfahan è un viaggio che ripercorre settant’anni di storia facendoci riscoprire una pagina comune tra l’Iran e l’Europa, a memoria di quando le rotte migratorie erano invertite rispetto al presente. Ma è soprattutto un commovente racconto sull’affetto come sentimento che travalica i legami di sangue e sulla tremenda capacità delle passioni umane di resistere allo scorrere del tempo.

Mustafa Enfasi

nato nel 1987 a Tehran, città in cui vive. Svolge la professione di ingegnere civile, ma ha sempre coltivato la sua vera passione, la scrittura. Ha pubblicato racconti su giornali e riviste ed è stato a lungo editor del blog letterario “51”. Ritornerai a Isfahan, il suo primo romanzo, è uscito in Iran nel 2016 e ha catturato da subito l’attenzione di pubblico e critica, collezionando numerose ristampe in breve tempo

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Nuotare con un elefante tenendo in braccio un gatto
di Yoko Ogawa – Il Saggiatore

C’è un bambino nato con le labbra chiuse, a cui manca il silenzio del suo primo giorno di vita. Entrato in un deposito degli autobus, la sua attenzione è attirata da una vettura fuori servizio: è coperta di rampicanti, muschio, foglie morte; all’interno non ha sedili né corrimano, ma scrigni scolpiti con decorazioni arabescate, lampade liberty, posate d’argento, arazzi. Nell’autobus vive un uomo dalla carne debordante, appassionato di scacchi e pasticcere provetto, che al bambino decide di trasmettere tutto il suo sapere: aperture, strategie, arrocchi e attacchi doppi. Ma soprattutto gli insegna a tracciare, mossa dopo mossa, magnifici disegni sulla scacchiera. Il posto del bambino però non è di fronte all’avversario: è sotto la scacchiera, da dove muove i pezzi senza vederli, solo ascoltandone il suono. Alla morte dell’uomo – sempre più grasso, e impossibilitato a scendere dall’autobus -, il bambino passa sotto la scacchiera intere giornate, finché non viene invitato a unirsi a un club prestigioso quanto segreto, il Circolo di scacchi sul fondo del mare, dove smettere di diventare grandi è doloroso come piegare il proprio corpo per entrare in un automa e muovere i pezzi attraverso i suoi arti meccanici. D’ora in poi lo chiameranno Little Alechin, dal nome del “poeta della scacchiera”

Yoko Ogawa

Ha studiato all’Università Waseda di Tokyo dove si è laureata in Arte e letteratura.
È autrice di romanzi, racconti e saggi.
Con  il romanzo Ninshin karenda (Diario di una gravidanza), che in Giappone ha venduto trecentomila copie, ha vinto nel 1991 il prestigioso premio letterario Akutagawa. La formula del professore, uscito in Giappone nel 2003, ha ricevuto l’anno successivo il premio della Società dei matematici, per aver rivelato ai lettori la bellezza di questa disciplina; Paul Auster lo ha definito un romanzo «profondamente originale, infinitamente affascinante, e commovente in ogni sua parte». È considerata tra le più importanti narratrici contemporanee giapponesi. Le sue opere sono pubblicate in Francia, Germania, Spagna, Grecia, Stati Uniti, Taiwan, Cina e naturalmente in Italia dove sono usciti tra gli altri Hotel Iris (Marco Tropea Editore, 2005), La casa della luce (il Saggiatore, 2006), L’anulare (Adelphi, 2007), Una perfetta stanza d’ospedale (Adelphi 2009)

Passaggio in Asia – Circolo di lettura asiatico

Cena per sei
di Lu Min – Orientalia editrice

In una periferia industriale della Cina degli anni Novanta, un sabato sera a cena due famiglie si riuniscono attorno a una tavola imbandita. Tra il tintinnio delle bacchette e i giochi di sguardi, una donna e un uomo rimasti vedovi e i quattro figli intrecciano i loro destini per sempre. In “Cena per sei”, Lu Min scava con tenerezza e ironia dissacrante nei ricordi dei sei protagonisti, raccontando la quotidianità, i segreti inconfessabili, la devastazione e la fame d’amore della classe media

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Incontro di presentazione workshop

Un racconto di colore e storia

Immagine, evento e narrazione
a cura di Martina Sacchi

Non sempre gli eventi storici ci rimangono impressi, anzi, col tempo i ricordi di quanto strudiato e non vissuto sembrano pian piano sfaldarsi.
Come la memoria olfattiva e gustativa per odori e sapori, però, possiamo aiutare la nostra mente a recuperare il passatoto attraverso le immagini.
Questo workshop, abbastanza insolito, vuole partire proprio da un’immagine per raccontarvi una vicenda particolare e poi condurvi all’interno di un preciso periodo storico, allenando occhio e mente allo stesso tempo.
Ti invitiamo ad assistere alla prima puntata di questo percorso, una lezione gratuita ambientata in libreria per stimolare la tua immaginazione!

 

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Passaggio in Asia – Circolo di lettura asiatico

Muschio Bianco
di Anna Nerkagi – Utopia editore

Il giovane Alëška è da sempre innamorato di Ilne, ma la ragazza ha ormai lasciato da anni il loro piccolo accampamento d’origine, nella tundra, per trasferirsi in città. Il popolo dei nenec vive isolato dal resto del mondo, in un ambiente ostile, e la solidarietà è un valore fondamentale per la sopravvivenza. Ilne, partendo, ha di fatto abbandonato a una solitudine amara il vecchio padre Petko. Quanto ad Alëška, la madre lo ha costretto a sposare una giovane del posto, nel rispetto delle consuetudini ancestrali che regolano la vita dei nenec. Il ragazzo, tuttavia, continua a vivere in segreto il suo amore totalizzante per Ilne, sognando una vita diversa da quella che, per rispetto della propria cultura, conduce, e sentendosi smarrito di fronte al futuro. La crisi di coscienza lo attanaglia: può continuare a vivere nella tundra, seguendo la legge dei suoi avi? O è giusto inseguire i desideri più intimi? In un conflitto costante tra il passato e il presente, tra la miseria di un tempo e le nuove tensioni generazionali, la decisione si rivela dolorosa

Anna Nerkagi

Anna Nerkagi è nata nel 1952 nella penisola di Jamal, in Siberia. Appartiene alla comunità indigena dei nenec e ne è la voce letteraria più nota e stimata. Negli anni dell’infanzia, le autorità sovietiche la separarono dalla famiglia, costringendola a vivere in collegio. Allontanata dalle tradizioni, dai costumi e dal nenec, suo idioma d’origine, in quel periodo apprese il russo, lingua in cui scrive tuttora. Si è laureata in geologia.

Nel 1980, dopo un’accoglienza lusinghiera da parte della critica per il suo esordio letterario, è tornata a vivere nella terra natale, dove ancora risiede con la famiglia. Ha fondato una scuola nella tundra per dedicarsi all’educazione e all’istruzione dei giovani nenec. Si batte da decenni per la salvaguardia e la valorizzazione della cultura delle minoranze in Russia

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