Il bacio della donna ragno

autore:  Manuel Puig
editore: SUR
traduttore: Angelo Morino
prezzo: euro 18,00
pagine: 236
data pubblicazione: 2017

Romanzo scritto dall’ argentino Manuel Puig nel 1976 e ripubblicato nel 2017 da Sur nella traduzione dell’amico dell’autore Angelo Morino. Lo stile colloquiale del libro è la caratteristica che subito attrae e tiene legati alla vicenda che si svolge nella quasi totalità all’interno di una cella. Si conoscono i due personaggi principali grazie ai dialoghi serrati e ritmatissimi. Nessun dettaglio anatomico viene svelato, cosa conta l’aspetto quando due anime si incontrano e si parlano ?
Si tratta di Valentin, giovane ventiseienne attivista rivoluzionario e Luis, quarantenne omosessuale, passionale e delicato romantico innamorato della propria madre e dell’amore.
Personaggi diversissimi tra loro quindi che, costretti dalle apparentemente casuali circostanze a frequentarsi ogni minuto della loro giornata, si avvicinano ogni giorno di più sino a comprendersi e unirsi per sempre nel loro in qualche modo comune destino. 
Originale e accattivamente è l’intevallarsi della vita quotidiana e dei dialoghi dei due con la narrazione ammaliante da parte di Luis Molina, novello Sherazade, dei film che lo hanno appassionato. Un modo come un altro per evadere dalla triste realtà di costrizione fisica. I film scelti da Luis hanno un filo conduttore che si evince alla fine: protagoniste sono donne che si struggono e distruggono per amore. Un po’ come Molina stesso, donna nel corpo di uomo che vede in sè un ideale femminile al completo servizio dell’uomo che sta ancora cercando e a cui vorrebbe consacrare la sua vita. 
Si tratta di un libro che si legge senza difficoltà perché, come amava dire l’ autore, la sua scrittura è al servizio di un lettore che non riesce, come lui, a concentrarsi per troppo tempo su di un punto specifico, un lettore abituato ai tempi veloci e ritmati del cinema.
Non è un romanzo triste e tragico anche se l’epilogo non è, come si usa talvolta dire,  un happy ending, perchè alla fine del comune percorso in quella stretta cella i due usciranno metaforicamente rafforzati e, seppur in ambiti diversi, più maturi e forse, pronti ad affrontare il mondo esterno e la vita.