Pagine:
195

 Prezzo: euro 15,00

Il libro di Emma
di Emma Reyes

Questo libro diario si legge in un soffio. Si tratta di un epistolario immaginario scritto dall’autrice a un amico, German, giornalista e saggista conosciuto in età adulta che la sprona proprio a raccontare la sua infanzia indicibile.

Il carteggio postumo copre un periodo molto lungo, dal 69 al 97, e sorprende per la lucidità con la quale l’ormai donna Emma ricorda con gli occhi e la mente di una bambina fatti cosi lontani nel tempo.

La prosa è semplice e diretta e immerge il lettore nella movimentata e violenta vita di due sorelle sballottate, Emma appunto ed Helena, da una parte all’altra della Colomba degli anni 30/40 (Emma Reyes è nata nel 1919).

Emma Reyes è nota come pittrice, apprezzata anche da Picasso, ma in questo libro con prosa scarna riesce a rappresentare il suo mondo di allora con pennellate precise e nette sui fatti più rappresentativi: la madre mai chiamata così ma “signora” a rappresentare la distanza affettiva, il rapporto simbiotico con la sorella, via via sempre più stemperato con il delinearsi di due personalità molto diverse tra loro e il convento, con la freddezza delle suore e gli sprazzi di amore e affinità con alcune di esse.

L’infanzia e giovinezza narrate sono tragiche e crudeli, si parla di bambini non curati, non puliti, abbandonati a se stessi tutto il giorno, costretti a lavorare duramente per ore per guadagnarsi, pure in convento, qualcosa da mangiare. Bambini che non sanno giocare (emblematicamente “Non sapevamo giocare a niente” è il titolo con il quale la casa editrice sur ha pubblicato la prima volta questo libro). Nessuna ha insegnato loro come si gioca, non sanno cosa sia una mamma e un papà, non sanno cosa sia una famiglia e l’affetto.

Ma, nonostante questa vita senza affetti, Emma racconta senza giudicare con la consapevolezza dell’adulta che è mentre ricorda, rievoca i fatti con lo stesso sguardo della bambina di allora, bambina che, in assenza di differenti esempi, trova tutto ciò che le capita normale e tutto giustifica con la fantasia e freschezza e genuinità dei bambini. Lo sguardo puro di questa bambina non è stato mai corrotto dalla violenza che l’ha circondata e le ha consentito, trasformatasi in donna, di cogliere sul finale l’occasione di aprirsi al mondo non carica di odio ma curiosa di buttarsi in una vita nuova piena di possibilità.

Emma Reyes

Emma Reyes (1919-2003) è stata una celebre artista colombiana. Nata a Bogotà, ha vissuto a lungo in Europa e in particolare nella Parigi degli anni Cinquanta, dove si è avvicinata all’élite culturale dell’epoca e gode tutt’oggi di una vasta popolarità. La sua autobiografia Non sapevamo giocare a niente (edito in Italia da SUR nel 2015) in Colombia è stato per molti il libro più importante del 2012, al punto che Diego Garzón, direttore della rivista colombiana «SoHo», ha deciso di mettersi sulle tracce di Emma, per indagare come si è conclusa la storia di questa donna indimenticabile. Il risultato è una splendida crónica, Cosa è successo a Emma Reyes?, che gli è valsa il Premio Nazionale di Giornalismo Simón Bolivar.