Pagine: 181
               Prezzo: euro 17,00

La vita di Isidor Katanic
di Ivo Andric – Bottega Errante Edizioni

La vita di Isidor Katanic è un romanzo breve, scritto dal Premio Nobel Ivo Andric nel 1948 e pubblicato per la prima volta in Italia dalla casa editrice friulana Bottega Errante. È  ambientato a Belgrado tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Il protagonista, Isidor Katanic, è un anonimo calligrafo dell’Ufficio Reale delle Onorificenze che ha la sfortuna d’incontrare e di sposare Margita, una donna dall’animo meschino e dallo scarso intelletto. Con il matrimonio abbandona anche quelli che erano i suoi sogni giovanili in cui aspirava a diventare pittore o poeta. Tornato dalla Prima Guerra Mondiale scopre di essere padre di un figlio nato in circostanze alquanto dubbie.

Inizia un tran tran molto deprimente, in una famiglia che non lo ama e non lo considera e un lavoro anonimo e senza prospettive. Isidor, soprannominato “Zeko” (coniglietto) dalla moglie, a sua volta soprannominata “Cobra”,

sembra non trovare la forza di cambiare il corso della propria esistenza fino a quando due fatti non intervengono a deviare il corso della sua vita.

In un primo momento, infatti, viene in contatto con una comunità di emarginati che vive sulla Sava (il fiume che attraversa Belgrado).

Sono uomini come gli altri, ma meno oppressi e più liberi. Quando li confronta con Margita e il suo mondo, il paragone va sempre a loro favore. Quando Margita di quando in quando gli contesta il suo consorzio  con vagabondi e ubriaconi, Zeko si limita ad ascoltarla, mentre dentro di sé pensa commosso ai suoi conoscenti della Sava che, è vero, scatarrano nell’acqua e  si deridono a vicenda e dimenticano di restituire un debito e bestemmiano spesso e volentieri, ma non hanno mai gesti di rabbia così irragionevoli, o pensieri e parole così meschini e umilianti”.

 Successivamente viene accolto dalla famiglia della cognata, Marija, dove finalmente potrà trovare l’amore e il calore che gli sono sempre mancati.

L’occupazione nazista di Belgrado, infine, gli darà l’occasione di riscattare la propria esistenza. Grazie ai figli  della sua famiglia adottiva, entra in contatto con il Movimento di liberazione e scoprirà che anche la calligrafia può essere uno strumento di ribellione.

Il pericolo maggiore, quello reale, non è nelle cose che ci minacciano nella realtà, ma nella paura che è in noi. Infatti di cosa mai non abbiamo paura?  Delle infezioni, delle nuove malattie e delle invenzioni letali di cui leggiamo sui giornali, delle misure di polizia, perfino di quelle che non ci riguardano e che possono riguardarci, dei nostri pensieri notturni che hanno radici non nella realtà esterna ma nei nostri nervi scossi e nella ragione dormiente. Allora, occorre uccidere la paura alla radice, occorre distruggere l’attitudine umana ad aver paura, estirparla dall’uomo come si tolgono le tonsille malate e delicate”.

Per alcuni critici, “La vita di Isidor Katanic” è anche una sorta di critica che Andric fa a sé stesso per non aver partecipato attivamente alla resistenza armata.  Andric, infatti, dopo aver smesso gli abiti del diplomatico, si ritirò, anzi forse è meglio dire che si autoesiliò, durante la Seconda Guerra Mondiale, in un piccolo appartamento di Belgrado dove si dedicò esclusivamente alla scrittura. Sono di quegli anni: “Il ponte sulla Drina”, il suo romanzo più celebre, e “La cronaca di Travnik”.

A sostegno della teoria dell’autocritica viene portata come prova il titolo stesso del romanzo. Il nome, “Isidor Katanic”, infatti,  non sarebbe altro che l’anagramma di “isti kao Andric”, ossia “identico ad Andric”.

Autocritica o meno, penso che sia un romanzo, da un certo puto di vista, molto poetico e con un messaggio profondo che ci deve far riflettere. Come dice, infatti, Bozidar Stanisic nella sua accurata postfazione, “l’inferno ha certamente una porta d’entrata, ma Andric non dimentica che i luoghi più terribili devono avere anche l’altra porta, quella d’uscita” e questa porta può essere oltrepassata in ogni momento della nostra vita, anche quando, apparentemente, sembra non esserci più tempo.

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Ivo Andrić

Ivo Andrić (Bosnia, 1892-1975). Negli anni precedenti la prima guerra mondiale, aderisce al movimento irredentista serbo e per questo viene condannato al carcere e al confino. Negli anni seguenti intraprende la carriera diplomatica, soggiornando in diversi Paesi europei. Tra i suoi libri ricordiamo La cronaca di Travnik e La Signorina. Gli viene conferito il Nobel nel 1961 per la sua opera più conosciuta, Il ponte sulla Drina. Dopo la sua morte, viene pubblicata l’opera omnia, è istituita la sua fondazione e aperto il museo nell’appartamento dove viveva.

Per Bottega Errante Edizioni è stato pubblicato In volo sopra il mare nella collana Estensioni.

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